Sul Sintomo

La nascita della psicoanalisi - e, dunque, della psicoterapia in generale - è inestricabilmente connessa al concetto di sintomo.

È dall’incontro con determinati sintomi somatici che Sigmund Freud scopre il versante psichico di una manifestazione corporea che non trova spiegazione organicamente. Cosa significa?

Freud, medico-neurologo che verso la fine dell’Ottocento lavora con i più rinomati neuro-psichiatri europei, si trova di fronte pazienti che soffrivano dei più svariati sintomi somatici che avevano la particolarità di non avere alcuna causa organica, cioè non erano spiegabili attraverso danni del funzionamento neurologico e fisiologico del corpo.

In sostanza, dalle indagini mediche emergeva che questi pazienti non avevano nulla, ma a livello fenomenico erano affetti da cecità, paralisi, perdita di coscienza e della capacità di parlare, perdita di sensibilità in una parte del corpo, disturbi della marcia, astenia, convulsioni, visione doppia, sordità, difficoltà di deglutizione ed altri ancora. Un esempio è l’anestesia della mano: essa non ha senso da un punto di vista neurologico poiché i nervi della mano si estendono anche al braccio; pertanto, se fossero i nervi ad essere danneggiati, l’insensibilità non sarebbe limitata alla mano. Ciò che è cruciale nel determinare l’incapacità funzionale è invece l’idea che il paziente ha della sua mano. La mancanza di sensazioni ha dunque senso dal punto di vista psicologico. Il disturbo è nei pensieri che riguardano la mano del paziente, pensieri ai quali può anche non avere accesso senza che questo renda meno potente il loro effetto e impedisca che esitino in un fenomeno fisico.

Dunque, tali sintomi, detti di conversione isterica, hanno una causa psichica non organica. A questo punto c’è il problema della loro cura, come curarli?

Il primo metodo utilizzato dai neuro-psichiatri dell’epoca fu l’ipnosi. Anche Freud iniziò così, ma fu proprio il suo lavoro a mettere in evidenza che questo tipo di trattamento non era sufficiente in quanto consisteva semplicemente in un metodo molto direttivo che avveniva al di là della coscienza della persona e dunque lasciava inalterati i processi che avevano portato alla formazione dei sintomi; rimaneva tutto invariato all’interno dei meccanismi psichici del paziente che, inerte, continuava ad essere “incapace di resistere a qualsiasi nuova occasione per ammalarsi”.

In sostanza, tale trattamento non favoriva la capacità del paziente di padroneggiare e risolvere il trauma. Infatti, Freud scopre che i meccanismi psichici dietro a tali sintomi hanno come causa un trauma psichico. Il trauma psichico riguarda un’esperienza che ha provocato al soggetto affetti penosi di spavento, terrore, angoscia, vergogna, dolore psichico. L’effetto traumatico di questi dipende dalla sensibilità della persona colpita, da come è stata vissuta quella determinata esperienza da quella singola persona.

Andando avanti nella sua ricerca, Freud scopre che tali sintomi si configurano, in un certo senso, come un qualcosa da decifrare, una specie di messaggio, una lingua sconosciuta al soggetto stesso ma che lo riguarda.

Questi sintomi esprimevano simbolicamente affetti “ostacolati” nel loro cammino di accesso alla coscienza. Seguendo tali affetti si arriva alla componente rimossa della storia personale del paziente, alle vicissitudini della sua vita relazione e sessuale. Affetti e desideri ritenuti intollerabili trovavano una “via di scarica” nel corpo.

Attraverso la conversione isterica - sintomo epocale della società vittoriana - l’isterica, in sostanza, metteva in evidenza quello che non si poteva dire: parlare del corpo, più precisamente della sessualità. La genialità freudiana è stata far parlare il corpo, mettere in parole la sofferenza, interpretare dando un senso ai sintomi del corpo isterico. Tutto questo attraverso la costruzione del metodo di cura psicoanalitico e l’abbandono definitivo dell’utilizzo dell’ipnosi.

Questa prospettiva non può che rivoluzionare la concezione di sintomo. Mentre per il discorso medico, il sintomo non è altro che un’alterazione, un disfunzionamento da sanare, da normalizzare, per la psicoanalisi ha un senso e deriva da ciò che è stato relegato nell’inconscio attraverso il meccanismo di difesa della rimozione. Il sintomo manifesta qualcosa di ciò che il soggetto respinge di sé stesso, della sua verità più propria.

Certo, di solito il soggetto non incontra il sintomo come qualcosa di piacevole, ma come un intoppo nella sua vita; lo avverte come un ostacolo, un corpo estraneo, una esteriorità sulla quale ha perduto ogni potere di controllo. Dunque una concezione del genere fa problema, non è facile da accettare. Ma la ricerca freudiana mette in evidenza in maniera molto chiara questo aspetto. Il sintomo deriva da ciò che il soggetto ha rimosso; il punto è che il rimosso è per l’Io stesso del soggetto un territorio straniero interno. Il sintomo è una formazione di questo territorio straniero interno, l’inconscio, che porta dentro di sé una verità rimossa che divide il soggetto in quanto lo divide dal proprio Ideale. Il lavoro psicoanalitico consiste proprio, quindi, prima di tutto, nell’accogliere questo carattere di estraneità con il quale il sintomo si presenta.

Esso viene a rappresentare la manifestazione simbolica di un conflitto inconscio e il corpo diventa il teatro di tale conflitto, luogo di addensamento di senso. Se tale nodo conflittuale non viene sciolto, continuerà ad insistere nella vita del soggetto alla ricerca di un senso. Per questo la psicoanalisi – a differenza di altri tipi di psicoterapie - non si preoccupa come prima cosa di eliminare il sintomo, di aggredirlo, di sopprimerlo perché non serve. Esso verrà a cadere, non sarà più necessario al soggetto nel momento in cui verrà liberato il senso che in esso risulta imprigionato.

Attraverso il lavoro terapeutico il soggetto può accostarsi, con i propri tempi, a questo senso, questa verità che si ha difficoltà a vedere, ad avvicinare. Solo un ascolto attento ed analiticamente orientato può permettere alla persona di accedere alla dimensione più intima e inaccessibile del proprio essere.

Prenota un appuntamento

Lo Studio