Ossessioni

I sintomi ossessivi sono disagi che riguardano prettamente l’attività del pensiero del soggetto. I più tipici si presentano attraverso pensieri che si impongono al di là della volontà della persona; in alcuni casi, può accadere che realmente ci si senta assaliti da immagini, pensieri, impulsi che invadono la mente ripetutamente senza che si possa averne un controllo.

Tali pensieri quando avvertiti come un problema dal soggetto vengono definiti egodistonici in quanto percepiti non in sintonia con l’Io; sono idee, emozioni che si impongono all’Io in opposizione ad esso.

Oltre questi pensieri, molto spesso sono presenti veri e propri rituali, azioni compulsive che il soggetto sente di dover compiere per forza. Tali azioni e rituali si generano in risposta a rigidi comandamenti interni e possono arrivare a scandire le giornate di una persona; se non vengono compiuti il soggetto può sentirsi assalito da una forte angoscia.

Quando questi pensieri e azioni diventano qualcosa di estremamente presente nella vita di una persona, iniziano a prendere la forma di una vera e propria “gabbia” in quanto il soggetto avverte un senso di costrizione generato da un vissuto reale di autoimposizione che prende il sopravvento su sé stesso.

Oltre questi sintomi, di frequente sono presenti altri tratti ossessivi che possono essere avvertiti come problematici dal soggetto in quanto condizionano vari aspetti della sua vita, come una persistente ruminazione mentale, con la quale si intende la tendenza a “rimasticare” mentalmente episodi del passato, a rianalizzarli, a farsi domande, ad esempio, sul motivo per cui le cose sono andate in un certo modo, in che maniera avrebbe potuto farle andare diversamente, e così via.

Generalmente, sono presenti anche un’incapacità di scegliere, di assumere decisioni in quanto il non sapere quello che succederà ha un’azione paralizzante sulla persona. Questo porta a continui dubbi, sulle scelte fatte e da fare e ad un’esaminazione accurata di tutti i possibili scenari.

Il dubbio e la difficoltà ad assumere le proprie scelte portano, quindi, ad un rimandare continuo; si vive nella reiterazione di un “poi” che non arriva mai. Questo ha un inevitabile effetto inaridente sulla vita in quanto la immobilizza; tutto deve essere calcolato, regolato, amministrato e tenuto sotto controllo, senza buchi né perdite. Questo tentativo di tenere tutto a bada può nascondere un’incertezza di fondo nella vita, un’angoscia che riguarda la morte, la caducità, la transitorietà di tutte le cose, che riguarda il divenire del tempo.

In questa paralisi del tempo e dell’azione, aspirazioni, capacità e talenti sono congelati; l’unica aspirazione diventa un ideale, di solito, socialmente riconosciuto, un perfezionismo che porta solo inibizione; viene ricercata un’impeccabilità, morale come, ad esempio, fisico-estetica attraverso un’attenzione speciale per la propria persona, oltre che per la pulizia e l’ordine.

Tutto è ricondotto al massimo dell’efficacia e dell’efficienza per evitare il più possibile le perdite, in primis economiche. Il rapporto con il denaro è molto importante per il soggetto ossessivo e può arrivare a essere l’unico parametro attraverso cui si prendono le scelte. Il principio economico dell’analisi costi-benefici e dell’accumulo senza perdite vige su tutto. Molto spesso sono questi i criteri con cui il soggetto amministra la propria vita; seguendo con convinzione l’ideale ritenuto valido socialmente, ma che ha ben poco di soggettivo.

Questi parametri sono messi davanti a tutto, anche a sé stessi. Il soggetto, in realtà, non può fare altro perché non saprebbe su quale altri regolarsi; in un certo senso, è come se si fosse allontanato talmente tanto da sé stesso da non riuscire a ritrovare la strada. Dunque, rinforza le proprie scelte, anche con ostinazione; persevera nella costruzione di una fortezza dove tutto è regolato, imbalsamato, immutato, “morto”. Questo può durare anni come un’intera vita.

Quello che, a volte, può creare una crepa nella fortezza, nella vita tutelata da mille garanzie – spesso, è quello il momento in cui il soggetto riconosce un problema e chiede aiuto - è un incontro, un incontro che provoca un risveglio di qualcosa dell’ordine del desiderio, un evento imprevisto e sconvolgente come può essere un innamoramento, la riscoperta di un’antica aspirazione o anche un lutto.

Diversamente, ci si può chiudere, anche per una vita intera, per esempio, all’interno di una relazione rassicurante, che dà tranquillità e sicurezza, che non sconvolge nulla della propria vita, che, in un certo senso, c’è ma è come se non ci fosse. Anche nell’amore il soggetto ossessivo applica i propri calcoli, segue gli unici schemi che conosce, quelli della massima efficienza e della non-perdita. Questa scelta è davvero rassicurante in quanto non richiede un coinvolgimento più profondo che può essere, invece, vissuto come qualcosa di spaventoso perché richiederebbe un’autentica messa in discussione di sé.

I tratti e sintomi descritti sono, generalmente, più diffusi tra gli uomini, ma si incontra anche nelle donne questa tendenza riguardante più tipicamente una posizione maschile, ossia una tendenza, in un certo senso, un po’ depressiva, a cercare di ridurre l’imprevedibilità della passione entro binari stabiliti, ordinati.

La psicoterapia può allora aiutare ad attenuare la necessità del controllo e a ritrovare la propria via, può ridare al soggetto l’opportunità di sperimentare una dimensione di apertura all’incontro, all’imprevedibile della vita.

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