Gli Attacchi di Panico

Paura di impazzire e di morire, tachicardia, vertigini e sudorazione improvvisa, nausea, tremore, senso di soffocamento, sono tra i principali fenomeni sintomatici che si avvertono durante un attacco di panico.

Di frequente, l’esperienza del panico ha inizio improvvisamente, in momenti di apparente serenità, in frangenti di benessere, per cui il soggetto si trova, ancor di più, incapace di comprendere cosa stia accadendo.

Ciò che si verifica è un crollo improvviso, uno sbriciolamento delle difese soggettive, di quelle difese che ci consentono di tracciare simbolicamente i confini della nostra identità e di darle una certa consistenza. L’effetto maggiore di questo vacillamento dell’identità è un’esperienza di estraneazione, di distacco, di divisione e di perdita di sé stessi, il corpo perde la vista, collassa, non si controlla, il pensiero è annientato. Non a caso la paura della morte e della follia sono le paure principali che, durante il panico, atterriscono il soggetto.

A causa dello sbriciolamento delle normali difese, ci si ritrova in un’esplosione di angoscia, da soli in balia delle proprie sensazioni corporee che prendono il sopravvento.

A seguito del protrarsi di tali episodi, ciò che può accadere con il tempo è che si instaurino un’ansietà cronica e una serie di fobie tipiche - come agorafobia e le sue varianti -, in particolare, riguardanti la locomozione e l’evitamento, ad esempio, dei luoghi in cui si è sperimentato il panico. Pertanto, una delle conseguenze può essere un vero e proprio ritiro depressivo. Con il passare del tempo, il soggetto si chiude sempre di più al mondo, andandosi a costruire, con le proprie mani, una vera e propria gabbia.

La gabbia ha la funzione di proteggerlo da eventuali incontri con ciò che potrebbe provocare un ennesimo attacco di panico e porta ad uno stato di prostrazione fra il depressivo e l’inibitorio. La conseguenza è che il soggetto si barrica entro una serie di restrizioni e limiti che aggravano, in una specie di circolo vizioso, il ritiro depressivo.

Il sintomo del panico può rappresentare per il soggetto una modalità di risoluzione, ad esempio, in alcuni casi, di una tensione fra due tendenze opposte, tra un’esperienza di separazione e un legame che può essere avvertito come eccessivamente presente o addirittura imprigionante. Situazioni che possono essere quelle tipiche di impasse del desiderio in cui succede che si voglia e non si voglia la stessa cosa per cui la crisi di panico può nascere da questa sensazione, in un certo senso, di non avere vie d’uscita. Oppure può essere legato ad un vissuto di tensione tra un voler tenere oltremodo il controllo di alcune situazioni ma anche un’esigenza più profonda di “lasciarsi andare”. Spesso le paure del panico indicano il timore di perdere il controllo in varie forme. Nell’episodio stesso ciò che coglie il soggetto è l’affioramento di qualcosa di non dominabile con i mezzi del senso; qualcosa si sottrae alla possibilità del calcolo.

Il fenomeno del panico è, in questo senso, rivelatore di una verità – prima nascosta sotto diverse parvenze e compensazioni - che non è più possibile ignorare né cancellare. Il corpo emerge in primo piano in tutta la sua prepotenza ed è per questo che il lavoro consisterà nel vedere questo qualcosa dentro cui, in un certo senso, si è caduti, simbolizzarlo e imparare a muoversi intorno ad esso senza cadervi dentro. Attraverso la relazione il soggetto si dà la possibilità di affidarsi e attraverso la parola si dà la possibilità dell’introspezione e della messa in forma dell’affettività; si dà la possibilità di connotare, denominare quello che sta accadendo, canalizzarlo in una precisa questione simbolica. Si tratta di dare una forma nuova al caos che l’esperienza del panico genera.

Sarà importante trovare un sostegno, un punto d’appoggio, un posto protetto in cui il soggetto possa trovare una certa calma e tranquillità senza suturare le questioni essenziali per far sì che tale esperienza faccia meno paura e sia possibile costruirci qualcosa.

Prenota un appuntamento

Lo Studio